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Sos tata? Niente paura, a Ravenna le baby sitter (o aspiranti tali) non mancano di certo. Ad animarle il gusto materno di trascorrere qualche ora con un incantevole marmocchio, ma - in molti casi - anche l'esigenza sempre più pressante di guadagnare qualche soldo o magari arrotondare uno stipendio col quale si arriva a malapena alla terza settimana. In ogni caso, nelle bacheche del “trova-lavoro”, sui siti specializzati o tra i “pizzini” sparsi sul bancone del macellaio, per chi cerca una baby-sitter, a Ravenna e dintorni c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Ma al di là della domanda, ciò che impressiona è soprattutto il livello di preparazione ed il curriculum professionale delle aspiranti tate, non più ragazzine in cerca della paghetta per acquistare il nuovo I-Phone, ma tante donne laureate che - come novelle Montessori - possono vantare corsi ad alta specializzazione pedagogica o diplomi di assistente per l'infanzia. E anche questo è - hainoi - un po' lo specchio impietoso di una crisi che estromette dal mondo del lavoro sempre più donne, laureate comprese.
Un autorevole spaccato di questo mi-crocosmo di “tate” ravennati lo si puòtrovare sul sito sitterlandia.it, dove leaspiranti “bambinaie” si reclamizzanocon inserzioni ricche di dettagli edinformazioni: mezzo di trasporto a disposizione, la distanza massima di spostamento, il livello di studi, le referenze, la religione, se si è fumatrici oppure no e, soprattutto, calendario alla mano, i giorni e gli orari nelle quali sono a disposizione.
E così c'è Barbara di Ravenna, “dirigente di comunità” oppure Nogaye, 21enne devota all'Islam, e ancora Cinzia, specializzata in cucina per bambini. Per chi desidera una tata poliglotta ecco Mariana di Faenza che, oltre all'italiano, parla russo, spagnolo e inglese. C'è Laura di Casola, che sta studiando per diventare veterinaria e addestratrice o Renata, mamma pure lei, o infine Antonella che lavora per la Fondazione Ravenna Manifestazioni. Infine, una curiosità: tra le 57 opzioni, a Ravenna, c'è solo un baby sitter di sesso maschile. Si chiama Jeffrex, amante del badminton che non parla benissimo l'italiano ma, in compenso, conosce la lingua tagalog (un dialetto delle Filippine).