Buongiorno, mi chiamo Chiara .
Sono una studentessa in Scienze dell'Educazione, ho 24 anni e ormai da quattro anni mi diletto a badare ai bimbi. Per tre anni ho curato quotidianamente due fratelli di 4 e 6 anni - con conseguente aumento di età - e nell'ultimo anno mi sono presa cura costantemente di altri due fratellini di 5 e 7 anni, con cui ho dovuto interrompere per un grave lutto destabilizzante. Durante queste ore giornaliere ho anche accompagnato al sonno, sporadicamente, su chiamata, un piccoletto di due anni e aiutato una giovane ragazzina di 12 anni con lo studio della lingua francese.
Ho scelto di studiare Scienze dell'Educazione, dopo essermi occupata della figlioletta di un'amica di famiglia, appena finito il liceo, per qualche mese. Inizialmente infatti il mio studio era indirizzato sulla filosofia, passione che non ho comunque abbandonato. Insoddisfatta delle logiche del lavoro, stando con questa piccina, ho scoperto di voler indirizzare la mia vita verso il mondo dei bambini. Un mondo che, seppur sia banale dirlo, resta ancora incontaminato e puro, diretto e sincero, fatto di bisogni primi e non elaborati (come il fare merenda, il giocare, il non annoiarsi, l'affezionarsi, etc.), basato non sulla prevaricazione, la competizione insana, ma sull'affetto e la sua diffusione: dalla mia piccola esperienza ho capito come un bambino non voglia trovare altro che qualcuno su cui accoccolarsi quando è stanco, e che lo faccia ridere sguaiatamente quando è pieno di energie. L'energia. Credo sia il termine perfetto per raccontare i bimbi: energia vitale, come quella degli alberi in fiore, che li porta a correre senza un obiettivo : a noi verrebbe in mente di correre solo per non perdere il tram, per non arrivare in ritardo dal dentista, loro corrono per il gusto di correre, a volte per inseguirsi, altre perchè son stanchi di camminare; l'energia che li porta a voler rivivere e riemulare i momenti che li hanno fatti stare bene, senza porsi il problema svilente che il passato è una pagina dispersa in mezzo a mille altre, e così magari lo stesso gioco, con le stesse sfaccettature torna a ripresentarsi per infiniti giorni;l'energia creatrice, creativa e fantasiosa che porta i piccolini a trovare il gioco in un sasso, una manciata di sabbia o una foglia secca; e così la patatina caduta a terra può diventare un vile prigioniero che tenta l'evasione, e il dattero appiccicoso un minaccioso mostro sputa-colla; l'energia che sprigionano insieme all'affetto di cui accennavo prima: l'adultità non ci permette più di abbracciare calorosamente chi ci ha fatto passare un buon pomeriggio, lo facciamo magari con qualche amico stretto, ma nella maggior parte dei casi il contatto è molto svelto e non esuberante. L'abbraccio del bambino è euforico: ti vede arrivare in lontananza, ti riconosce , la bocca esplode in un sorriso che arriva agli zigomi e il piccolo parte, corre senza vedere più nessuno se non te, urla qualcosa che ti faccia capire che ce l'ha con te e ti si getta al collo con l'entusiasmo più onesto che c'è. E quanto sarebbe bello non perdere questa esuberanza pura con la crescita. Potrei dilungarmi a dismisura per raccontare la Bellezza dell'infanzia, ma da una parte credo di aver mostrato le ragioni che mi portano a cercare impieghi con i bimbi, dall'altra penso di aver fornito anche un quadro del mio profilo e dell'esperienza avuta con i bimbi.